Palestina

Ho visto cose “allucinanti”, e allo stesso tempo emozionanti: una povertà estrema, una profonda difficoltà non solo a programmare una vita ma anche ad arrivare a fine giornata.

Ripenso all’emozione indescrivibile nel suonare il contrabbasso (perché mancava), davanti alla Porta di Damasco con i bambini palestinesi. Quel concerto per loro era fondamentale: in Palestina i bambini suonano per dimostrare di esistere perché c’è chi vuol negare loro l’esistenza. Ogni tanto guardo le foto nel cellulare o nel computer di quei meravigliosi bambini palestinesi che suonano e penso che sono considerati dei “piccoli terroristi” e, per questo, perquisiti ogni giorno.

Ricordo a memoria tutti i loro nomi e soprattutto i loro occhi, indescrivibili, e i loro sorrisi di fronte all’idea che staranno per suonare una Sinfonia “insieme”. Sono bambini che non conoscono la differenza tra Mahler e Pergolesi, ma che pensano solamente a fare musica, che “divorano” la musica, come delle locuste. Studiano in scuole fatiscenti, con violoncelli cinesi che, però, custodiscono come fossero oro: sanno che l’alternativa, per loro, è diversa. Allora capisci che rispetto ad altri Paesi forse non stai poi così meglio: hai meno problemi, è vero, hai un’abitazione riscaldata e nessuna paura di uno spacciatore che ti entra in casa per nascondere la droga perché sta arrivando la retata della polizia. Ma quando vedi i sorrisi di quei bambini….. Dormono nel letto con il loro strumento: molti, addirittura, dividono lo stesso strumento, 2 ore a testa. E quelle 2 ore di studio le fanno fruttare. Eccome! La musica ha insegnato loro a cercare dentro di sé quello di cui hanno bisogno e non al di fuori, come oggi tendiamo a fare. Bisognerebbe confidare in quello che si ha dentro di sé.

In Palestina la musica viene diffusa per un principio di autodeterminazione.

Laddove si cerca di mettere “muri” tra i popoli, la musica fa capire che tutti reagiamo con commozione, gioia, tristezza agli stessi suoni.

La musica, quindi, ha l’effetto delle “Mura di Jerico”.

La metafora dell’orchestra come società ideale insegna ai bambini dei principi di “Armonia” e quindi il bisogno e la necessità di pacifica convivenza tra i popoli; l’istinto del bambino che ha studiato musica sarà quello di cercare ciò che unisce al posto di ciò che divide.

Nel momento in cui impara a suonare suonerà anche per gli altri.

Suono “ergo” sum.